Ci posso offrire qualche cosa?

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un atto unico in memoria di Paolo Borsellino

scritto e diretto da Emanuela Giordano

con Claudia Gusmano e Laura Rovetti

Due ragazze, quasi coetanee.
Lina è vissuta barricata in casa, isolata dal mondo, eppure sa cose che pochi sanno ( e che nessuno vorrebbe sapere ).
Pia ha avuto, fin’ora, una vita quasi normale,  sostenuta da alcune certezze: il lavoro di maestra conquistato a fatica, l’amore per i due figli piccoli che cresce senza un marito.
Lina è costretta a raccontare tutto quello che sa a un’incredula e spaventatissima Pia. Sono verità scomode, estreme, che potrebbero essere partorite da una mitomane. Ma se così non fosse?
L’incontro delle due, il dipanarsi della trama, di rivelazione in rivelazione, di sospetto in sospetto, rende l'atmosfera tesa, fino alla risata. Eppure si insinua il dubbio che tutto ciò che veniamo a scoprire non sia altro che una verità che già conosciamo e che ci esercitiamo a dimenticare ogni giorno, quella di un paese ancora scosso da misteri irrisolti e che ci impediscono di ritrovare una verità ed un'identità nazionali.

Il Progetto è dedicato a Paolo Borsellino e agli eroi uccisi dalla mafia e dal crimine organizzato, ed è stato realizzato grazie al contributo di TESTI e DOCUMENTI inerenti alla storia di Italia degli ultimi trent'anni.

 

Fatti ed antefatti 

Lina è figlia di un Killer di mafia, è nata quando il padre, affascinato dalla personalità di Paolo Borsellino, si è pentito. Padre, madre e figlia hanno vissuto sotto protezione, poi lo Stato si è dimenticato di loro. Hanno cambiato 23 case, girando per l’Italia. Hanno sopravissuto in semi clandestinità, vivendo di lavori saltuari e occasionali. Un giorno Lina torna a casa e non trova più i suoi genitori. Spariti. Nessuna traccia di colluttazione o di violenza, semplicemente spariti, forse attirati in una trappola o costretti a fuggire. Le hanno lasciato solo dei soldi nascosti in una bibbia e una pistola. Lina decide che l’unica cosa da fare è dire tutto quello che sa. Ma a chi?
Da quando sono arrivati in quella casa, alla periferia di Carrara, Lina ha puntato lo sguardo sulla sua dirimpettaia . Una ragazza sui venticinque anni, che le assomiglia, minuta, gracile, poco appariscente. Lina l’ha osservata vivere, l’ha vista scrivere al computer fino a tardi la sera, consultare cartelle di fogli scritti a mano. Lina è convinta che faccia la giornalista.
In realtà Pia è più semplicemente una maestra. Diplomata all'Istituto Magistrale di Altopascio, dove è nata e cresciuta. Poi è andata ad insegnare a Licciana Nardi, un paesino della provincia di Massa-Carrara. A Licciana Nardi non c'è moltissimo da fare per cui l'unico modo per occupare il tempo è fare figli.
E così Pia si ritrova madre molto presto e molto presto sola. Di nuovo si trasferisce con i due figli piccoli a Carrara quando miracolosamente entra di ruolo in una scuola elementare della cittadina.
Lina, con uno stratagemma, attira Pia nel suo appartamento e la sequestra tra minacce e cerimoniose offerte di cibo.
L’incontro tra Lina e Pia è l’avvicinamento di due animali impauriti, sospettosi l’uno dell’altro. Due animali impacciati e ridicoli.
Lina ha paura di Pia e viceversa. Impossibile fidarsi.
Pia non vuole sapere, vuole uscire da quella casa, vuole solo pensare ai suoi figli e ritornare alla sua vita di sempre. Diffida di quella ragazza che sembra una mitomane. 
Ma se invece fosse tutto vero?

Note dell'autore 

Questa commedia parte da una domanda che ne ha partorito tante altre: come possiamo noi, cittadini qualunque, partecipare agli eventi della Storia ?  Siamo in grado, come individui, di determinare un qualche minimo ma sostanziale cambiamento? Abbiamo la possibilità di intervenire con una scelta, estrema, coraggiosa o ineluttabile sul destino della nostra società? Se chiamati da qualcuno che pretende il nostro aiuto, un aiuto che ci può costare molto, come reagiamo?
Cosa siamo disposti a sacrificare? E perché dovremmo sacrificarci? In nome di quale solidarietà umana? In nome di quale ideale che ci accomuna? C’è un’ideale che ci accomuna? Quanto siamo disposti a rischiare per amore di una “verità “di cui nessuno pare abbia bisogno? L’atto eroico, nella nostra società occidentale, ha ancora un senso? Non siamo vissuti nella cultura della dimenticanza?
Ma non basta…
Un atto eroico prevede una verità da difendere. Di quale verità possiamo essere certi? Di chi possiamo veramente fidarci oggi? Chi può essere ritenuto veramente in buona fede? In una società dove gli interessi personali, l’esibizionismo e la delazione sono una regola chi può credere in chi?   
La freschezza ironica del duo Rovetti/Gusmano o Gusmano/Rovetti  mi ha permesso di sviluppare un racconto teatrale assolutamente poco enfatico, tutto diventa vero, umano, possibile.  Così possibile che, forse, non ci resta che ridere. ( Emanuela Giordano)

 

 

                                                                                                         

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DURATA: 40min.