AMIDO

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Di Ali Bhatti

Operazione drammaturgica di Mauro Santopietro

Con Ali Bhatti

Regia Mauro Santopietro

Organizzazione Spring di Grazia Sgueglia

Foto della locandina: Gaia Adducchio

 

PROGETTO

Dal 2017, per tre anni consecutivi, Mauro Santopietro, attore e regista, e Grazia Sgueglia, organizzatrice e produttrice, danno vita, insieme ad altre partnership, a un laboratorio interculturale di teatro per adolescenti dai 18 ai 25 anni. Il laboratorio è aperto a tutti, con un occhio particolare a tutti quei ragazzi che provengono dalle periferie: periferie del mondo occidentale, periferie di una grande città. Ed ecco che ragazzi che non conoscono il teatro o che non lo vivono e lo praticano nella loro quotidianità hanno avuto modo di portare avanti un’esperienza teatrale con l’obbiettivo primario non di formare attori ma di far nascere in loro un’idea, una decisione, una consapevolezza, la volontà di esporla e di esporsi e di credere in sé stessi.

Alì è nel gruppo dal primo momento: quando ha iniziato a partecipare al laboratorio era da pochi mesi in Italia, non parlava l’italiano, anzi non parlava, vinto dalla timidezza e dalla paura di non essere accolto e accettato. Ha resistito e ha affrontato il primo saggio. E’ scoccata una scintilla. Ha cominciato ad amare il teatro, tanto da continuare il laboratorio anche al secondo anno e al terzo, malgrado la sua vita quotidiana fosse votata a crearsi indipendenza, stabilità economica, ricerca di un lavoro con un contratto che gli garantisse la possibilità di rimanere in Italia. La forte motivazione e il grande mordente che lo caratterizzano lo hanno spinto a studiare, a migliorare il suo italiano al punto che al saggio del secondo anno uno dei monologhi che interpreta è scritto di suo pugno, racconta uno dei momenti cruciali della sua vita, forse il momento inconscio in cui ha deciso di partire, ormai orfano, e di andare via dal Pakistan.

Alì ha una marcia in più, anche i compagni lo dicono e lo ammirano. Comincia a sciogliersi e a raccontare ai suoi amici e ai suoi docenti il suo viaggio a piedi attraverso l’Iran, la Turchia, risalendo per l’ex-Jugoslavia, e dall’Austria l’approdo a Roma, ignaro che fosse Roma, novello Ulisse, novello Enea, in cerca di un miglioramento della sua vita, ma anche portato dalla curiosità e dalla voglia di conoscenza. Per questo Mauro Santopietro e Grazia Sgueglia, consapevoli delle sue potenzialità e facendosi garanti di professionalità ed esperienza, hanno ritenuto giusto proporgli di fare un piccolo salto di qualità e provare a misurarsi con un pubblico più esigente, con un monologo più impegnativo, una prova d’attore che restituisca attraverso il racconto del suo viaggio quella verità e quell’innocenza di sguardo che Pasolini cercava quando sceglieva non-attori per i suoi film.

La messinscena è semplicissima: Alì sbuccia le patate, nella vita fa il cuoco, e racconta la sua storia, il suo viaggio. Uno spettacolo che può essere portato in qualunque spazio. Portarlo al Teatro Studio Uno nel quartiere di Tor Pignattara ha un valore doppio: il quartiere ha una forte densità di popolazione multietnica ogni giorno sollecitata all’integrazione, all’inclusione sociale, allo scambio culturale. Alì ce la sta facendo: conserva la sua cultura, ma prende quello che di buono il nostro paese può dargli in cambio e lui lo assorbe come una spugna e lo restituisce a chi lo conosce, spesso illuminato da un proiettore. (Grazia Sgueglia)

In natura l'amido è una sostanza che presenta un alto potere calorico, fornisce un lento rilascio di glucosio nel sangue e assicura all'organismo energia a lungo termine. Lo stesso effetto lo si ha nell’ascoltare una bella storia di vita. Ali è seduto a centro palco. Ai suoi piedi un secchio colmo di patate da sbucciare e travasare in un contenitore vuoto. Alle sue spalle una radio che trasmette musica pop Italiana. Sono già diversi anni che è nel nostro Paese. Parla bene la nostra lingua e sembra essere perfettamente integrato. Ha lavoro, casa, cerca di costruirsi una famiglia ma non ha fretta. Il futuro è lì avanti a sé che lo attende senza ansia. Il passato invece lo rincorre ogni tanto, alcune volte riesce ad afferrarlo e si sente scaraventato a terra. Perché tanti pakistani fuggono dal Pakistan verso l’Europa malgrado lo Stato sia considerato “Paese sicuro” con una crescita del PIL pari al 5,6%? Dal punto di vista economico il Pakistan rimane uno Stato solido, soprattutto grazie agli ingenti investimenti esteri provenienti dalla Cina. Il piano prevede un investimento totale in Pakistan di 60 miliardi di dollari, finalizzato alla costruzione soprattutto di infrastrutture come centrali elettriche, strade, porti e aeroporti. Eppure sono moltissimi i giovani che decidono di abbandonare la loro terra. Ali è uno di loro. Fuggito per vivere meglio. Non per scampare alla morte o alla rivoluzione. Solo per vivere il proprio futuro nel migliore dei modi. Proprio come pensano di voler fare molti giovani italiani. Che poi non fanno. Mentre lui ha attraversato a piedi il deserto.

“Non ricordo molto, ho annullato il tempo, forse, non so come ho fatto a trovare la forza. Volevo tornare indietro, non potevo farcela ma lì bisognava solo andare avanti, non ti potevi fermare perché “la guida” ti colpiva o poteva ucciderti. A un certo momento ho smesso di pensare. Dal Pakistan siamo arrivati in Iran, non so bene quanto tempo sia trascorso. C’erano solo uomini in viaggio con me, anche due bambini di circa dieci anni. Ricordo solo che finita una montagna ne iniziava un’altra e poi un’altra ancora, finché non siamo arrivati al confine turco. Lì ho davvero sentito la paura, capivo che era pericoloso. La polizia cercava di colpirci anche con le pietre, alcuni dei miei compagni sono caduti mentre correvano e uno è stato ucciso. Ricordo il freddo e il sapore dei biscotti. Era l’unica cosa poco pesante che il peso dei nostri zaini potesse sopportare. Non voglio ricordare. Arrivato in Italia avevo venti euro in tasca e sono corso in un bar, ho comprato una bottiglia d’acqua, non da mangiare perché per me è ancora difficile farlo, e ho chiesto le chiavi del bagno. Mi sono lavato, il sapone era nero, avevo con me anche un rasoio e mi sono tagliato la barba. Quando alla fine mi sono riguardato mi sono finalmente riconosciuto e ho detto “Sono normale, sono di nuovo io” e ho baciato lo specchio.” Ascoltare questa sua storia, una storia vera, una storia ad alto livello glicemico, dovrebbe fare riflettere sulla parola coraggio. Dal latino cor habeo, avere cuore. E forse fare nascere un pensiero a chi guarda gli stranieri come gente priva di virtù. O a chi intende andar via da questo nostro Paese alla ricerca di maggior fortuna all'estero. Non vuole essere una storia di razzismo. Alì è un ragazzo perfettamente integrato. È la storia di Alì. Semplicemente una storia dolce, capace di ammorbidire le rigidità del nostro quotidiano. Una delle tante qualità dell'amido. (Mauro Santopietro)